sabato 19 dicembre 2015

Del Natale, di viaggi con la mente e di speranza…

Lo confesso. Stavo per mollare il blog. Pensavo: lo leggono quattro gatti, perché dovrebbe interessare a qualcuno quello che scrivo? Senza contare che ultimamente ho poco tempo per andare dietro a tutte le migliaia di cose che faccio.

Poi ci ho riflettuto bene. Sì, è vero, tempo ne ho poco. Sono sempre in giro, “’vanti e indrio come ea pee dei oci” come si dice da queste parti (trad.: avanti e indietro come la pelle degli occhi), quindi non posso garantire a questo blog una certa continuità. Spero, il prossimo anno, di riuscire a essere più presente e ad avere più materiale da presentare. In linea teorica dovrebbe essere così, ma preferisco non dire altro, per scaramanzia.

E poi, stavo considerando diverse cose. Innanzitutto, la mia storia personale. Non so se vi ricordate, in questo post avevo parlato del Metodo Oh’Oponopono. Con oltre un mese di ritardo, voglio aggiornarvi su questo punto. Confermo, non è il metodo miracoloso in cui reciti una formuletta magica e tutto si risolve per magia. Un corno! Ma il suo lavoro lo fa. Applicandolo per un mese, dandomi attenzione, ho avuto l’opportunità di vedere i miei schemi, le mie paure. Ho potuto rivedere i miei sogni, che stavo trascurando in un modo vergognoso. Certe relazioni, che sembravano destinate alla rottura, le sto ricostruendo. Al lavoro mi sto applicando il più possibile e i risultati li vedo. Mi sono accorta che certe paure, che sembravano delle chimere inaffrontabili, in realtà sono più che in grado di affrontarle e superarle. Ne ho ancora di strada da fare, ma sapere che sto facendo la cosa giusta aiuta parecchio.

In questo calderone ho aggiunto diverse altre cose. Guardandomi attorno, mi sono resa conto che la sfiducia è diventata parte dell’atmosfera generale. Troppa gente è convinta che è inutile sognare, che bisogna accontentarsi. Senza contare che abbiamo chi costantemente ci ricorda che non possiamo avere aspirazioni, pensare un po’ fuori dagli schemi. Nonostante abbiamo tutto, alla fine ci siamo ritrovati ad essere una manica di depressi.

Perdonate il tono acido, ma devo ammettere che per me è un tasto molto dolente. Non mi piace chi distrugge i sogni e le aspirazioni degli altri. Un atto simile lo trovo di una codardia immensa, soprattutto se fatto per rivalsa personale o per farsi i propri comodi sulle spalle delle persone.

Con questo non dico che dobbiamo ribellarci e fare una rivoluzione. Come ho già detto in altri post, non sono il genere di persona che inneggia alla rivoluzione, né sono tipo da complotti. Personalmente, ritengo che quel genere di persona sia qualcuno da non prendere sul serio. Questo fino a quando non vedrò dei riscontri in quello che dicono.

Tuttavia sono profondamente convinta che ci sia altro, oltre a quello che viviamo, ragion per cui non intendo arrendermi.

In contemporanea a questi pensieri, mi sono ritrovata a leggere questo post, dal blog di Luciana Littizzetto, in cui spiega con termini più chiari il mio pensiero. Aggiungiamo il fatto che è Natale, tempo di incontri, di riflessioni e si arriva a questo post.

Il mio desiderio e il mio messaggio, per questo Natale, è quello di non arrendersi mai. Anche se siete stanchi di sperare, anche se pensate che quello che volete non si realizzerà mai, non arrendetevi. Trovate un modo per realizzare i vostri desideri, e tenete conto di una cosa: se anche si realizzano in piccolo, considerate che si sono realizzati! Un esempio è questo blog, e il mio account su EFP Fanfiction. Sì, ho nutrito dubbi per mesi sul mio modo di scrivere, visto che non sono tanti a fare una capatina in questo blog, o a dare una letta alle mie storie. E a volte è un po’ deprimente, lo ammetto. Ma c’è sempre qualcuno che legge (e vi ringrazio davvero tantissimo!) e ho scoperto che, anche se mi piacerebbe se ci fossero più persone a seguirmi, comunque per ora mi basta. E sto lavorando per migliorare il mio modo di scrivere e di approcciarmi ai miei lettori. In fondo, mica tutti nasciamo esperti!

Quindi, davvero, non arrendetevi a chi vi dice che i vostri desideri non sono validi. Se i vostri desideri vi danno una spinta, e se quando non li seguite state male, allora questo deve bastarvi per andare avanti!

Per quanto riguarda me, il significato del Natale è anche questo. Speranza per il futuro. Non arrendetevi mai!

E ora, passiamo alla storia di rito. Se ben ricordate, in questo post vi ho raccontato dei miei due giorni in Trentino.

Non vi ho raccontato tutto, ed è stata davvero dura tenermi questo racconto fino ad ora! Ora che è il momento di narrarvi questa storia, invece, mi sembra assurdo che siano passati già quattro mesi!

Dunque, vi ho raccontato della mia camminata verso la rocca, dei miei pensieri, della mia passeggiata a Castel San Michele. Ed è proprio qui che vi riconduco. Ricordo che in quel momento pioveva, era già buio, e faceva un discreto freddo, nonostante fosse estate. Arrivata al castello, sono entrata nei cortili. In quelli esterni c’erano degli scultori del legno che lavoravano. Nel cortile interno, invece, non c’era praticamente nulla. Il mastio era chiuso ai visitatori. Mi sono fermata nel bel mezzo del cortile e ho ammirato la torre. Non sono durata a lungo, la pioggia cadeva e non avevo ombrelli con me. Girandomi per andarmene ho notato delle sale, probabilmente stalle, o alloggi della servitù. Mi sono avvicinata, incuriosita, visto che non c’erano neanche delle transenne o delle porte. In una di quelle sale ho trovato una piccola sorpresa: un presepe animato!

Confesso di non avere un grande spirito di osservazione. La saletta era immersa nell’oscurità. Tuttavia distinguevo bene le statuette, quindi non mi sono posta il problema di accendere le luci, mi sono limitata a godermi l’immagine del presepe e il silenzio che regnava. In effetti, non mi sono accorta che il presepe era animato fino a quando non sono arrivati altri visitatori e hanno premuto un pulsante. A quel punto la saletta si è illuminata e le statuine hanno cominciato a muoversi. C’era anche una musichetta natalizia.

Il presepe non era un classico presepe con l’immagine della Sacra Famiglia. Sì, c’era, logicamente, ma la storia che raccontava era anche un’altra. Anzi, altre due.

Le storie di tregue non ufficiali effettuate durante la prima guerra mondiale, in occasione del Natale.

Dunque, se devo essere sincera, non sono una credente in senso stretto. Credo nell’esistenza di Dio, ma non riesco a darGli un volto. Così ho finito con allontanarmi dal cristianesimo, sebbene non abbia nessun dubbio sull’esistenza di Gesù e sulla validità del Suo messaggio. Senza contare che il mio vissuto mi impedisce di dare troppo credito alla Chiesa. Non me ne vogliano i cattolici osservanti, ho un gran rispetto per loro, come per chiunque segua qualunque religione. A patto che non cerchino di impormela. E non mi sentirete mai spiegare cosa mi ha spinto a pensarla così, proprio per una questione di rispetto.

Ma, dato che ho bisogno anch’io della mia dose di spiritualità, i miei trascorsi mi hanno portata ad avvicinarmi ai rituali del paganesimo.

Tuttavia, mentirei se vi dicessi che quelle storie, così marcatamente cristiane, non mi hanno toccata nel profondo. Ero lì, in silenzio, a leggere quelle storie, ad ascoltare la riproduzione delle esplosioni e le musiche di Natale, a guardare la storia che mi raccontava quel presepe, tra l’altro in un momento della mia vita molto delicato. In quel momento, ho ritrovato il senso della solidarietà tanto decantata dalle religioni di tutto il mondo. Pensavo di averlo perso per sempre. Ricordo che, alla fine, avevo il viso inondato di lacrime. Singhiozzavo, persino, e ho fatto una gran fatica a smettere.

Spero che queste storie facciano venire in superficie questi sentimenti anche a voi.

Buon Natale!