martedì 24 aprile 2018

Avviso molto importante.

A seguito di un po' di riflessioni, ho deciso di spostare il blog su un'altra piattaforma.
Questo rimarrà comunque attivo, ma non verrà più aggiornato.

A voi il link, se vi fa piacere seguirmi: http://ilsentierodeifuochifatui.altervista.org/

Ci vediamo dall'altra parte!

Angela

domenica 8 aprile 2018

Il basilisco di Mezzocorona


Ed eccomi di ritorno, come promesso! Anche questa settimana mi sono ammalata, ma sono riuscita a tenere botta per bene, quindi, eccomi qui!
La leggenda di cui vi parlerò oggi è, come da titolo, quella del Basilisco di Mezzocorona.
Mezzocorona è un paesello poco distante da Trento, lo si raggiunge in due minuti scarsi dall'uscita autostradale di San Michele all'Adige. Di per sé non dice molto, è un paese come molti altri.
Tuttavia ha la sua buona parte di storia e di leggenda. La più famosa è, per l'appunto, quella del basilisco.
Se volete, qui c'è il link dell'ultimo post, che parlava proprio del basilisco, in linea più generale.
Ora, ammirate per bene questa foto.

Perdonatemi, non sono un'abile fotografa!

Bene, questa fortezza scavata e costruita nella roccia è Castel San Gottardo.
Avrei anche voluto visitarla, a dirla tutta, ma ero leggermente impossibilitata da diversi fattori. Innanzitutto, ci sono andata con Andrea domenica scorsa: era Pasqua, ero appesantita dal pranzo e per di più stava calando la sera. Sinceramente non avrei voluto fare la discesa rotolando nel buio. Inoltre, non avevamo l'attrezzatura adatta: il sentiero sparisce, ad un certo punto, e diventa molto difficoltoso raggiungere la rocca. Praticamente ci si deve arrampicare. Eravamo entrambi in jeans, camicia e comunissime scarpe da tennis, quindi direi che proprio non era il caso.
Tuttavia la fortezza fa comunque un certo effetto vista anche dal basso. Per tutto il tempo ho continuato a chiedermi che effetto potesse fare, il vedere un serpentone gigante uscire da dietro quelle mura fatiscenti.
Proprio così. A quanto sembra, in una non meglio precisata epoca lontana, un basilisco, secondo la leggenda, si era ritrovato a nascondersi a Castel San Gottardo, già abbandonato.
E perché no? Dopotutto, la valle era piuttosto ampia e popolosa, per i canoni dell'epoca, piena di contadini, con tanto bestiame da mangiare e campi da devastare.

La Piana Rotaliana, la valle su cui si affaccia Castel San Gottardo

Fu così che il basilisco si stabilì fra le rovine, seminando morte e distruzione in tutta la valle. Inizialmente, gli abitanti del luogo non riuscirono a capire che razza di calamità fosse piombata su di loro. Sapevano solo che, all'improvviso, si erano ritrovati il bestiame decimato e i campi distrutti. Tutto quello per cui avevano lavorato una vita intera non esisteva più. Erano scomparsi anche dei contadini. Alla fine ci fu qualcuno che, finalmente, durante una delle devastazioni, intravide il basilisco. E si scatenò il panico, giustamente.
Ormai i valligiani parlavano di recuperare il poco che era loro rimasto e scappare nelle valli vicine o, ancora meglio, lontane. I discorsi si fecero sempre più isterici e pieni di panico, quando si levò una voce possente: il conte Firmian, signore del paese.
Lui si rifiutava di cedere alla paura. La valle era casa loro, e mai avrebbe permesso a una bestiaccia di scacciare lui e il suo popolo. “Vedrete!” tuonò “Io ucciderò il basilisco!”
Il suo popolo lo guardò come se fosse pazzo. Davvero il conte pretendeva di uccidere una creatura così pericolosa e letale? Quello era tutto matto! E ne ebbero una conferma la mattina dopo, quando lo videro uscire dal suo castello, solo soletto e bardato di tutto punto: una pesante armatura e una spada. Inoltre, portava con sé anche uno specchio e un secchio pieno di latte.
E qui una domanda mi sorge spontanea: come ha fatto? Voglio dire: ho visto com'è il sentiero che porta alla rocca. Per percorrerlo devi essere vestito molto comodo. Addirittura consigliano dei bastoni per issarsi meglio e fare meno fatica. Come ha fatto quest'uomo ad arrivare al castello con addosso un'armatura e portando con sé un secchio pieno e uno specchio??
D'accordo, è una leggenda. Tuttavia la curiosità mi resta.
Ma andiamo avanti. Il conte, non si sa bene come, riuscì quindi ad arrivare alla rocca, dove il basilisco stava dormendo tranquillo e beato. Poverino, dopotutto aveva consumato dei lauti pasti a base di bestiame e contadini, direi che un pisolino se lo meritava!
Il nostro eroe, quindi, posizionò lo specchio e il secchio davanti all'ingresso, per poi mettersi in attesa. Non dovette aspettare a lungo: il basilisco si svegliò poco dopo e uscì, affamato. Una volta varcata la soglia trovò il secchio di latte, che bevve tutto contento e senza chiedersi come mai ci fosse un secchio di latte in quelle rovine dimenticate da Dio. Poi alzò la testa e vide un altro basilisco. Ma guarda un po' che combinazione! Un basilisco come lui! E faceva esattamente le sue stesse mosse! All'improvviso, tutto compiaciuto per aver trovato un amico con cui seminare morte e terrore, si rizzò e mostrò il ventre.
Era l'occasione che il conte Firmian stava aspettando. Sbucò fuori dal suo nascondiglio e trafisse il serpente, che cadde a terra, morto stecchito. Dopodiché si rivolse verso la vallata, urlando a pieni polmoni che il basilisco era morto. Ci volle un po' perché i valligiani sentissero. Possibile che quel pazzo avesse davvero ucciso quella bestia? Non rimaneva che accertarsene di persona, così si avviarono tutti verso Castel San Gottardo. Il conte li vide arrivare e levò la spada ancora sporca delle budella del basilisco sopra la sua testa.
Una goccia di veleno cadde dalla lama e si infilò in una fessura della sua armatura. L'uomo prese fuoco all'istante.
Fu così che i primi contadini giunti sul posto trovarono il basilisco morto e un'armatura contenente un mucchietto di cenere.


Fonte:“Leggende dei castelli del Trentino” di Giovanna Borzaga
Foto: mie personali.

giovedì 29 marzo 2018

Il basilisco


Innanzitutto, mi scuso di nuovo per l'assenza, per quanto sia stata decisamente più breve delle altre. Mi sono presa l'influenza e per guarire ci ho messo più del solito. Comunque eccomi qua, bella pimpante e pronta a parlarvi di creature magiche.
Nello specifico, oggi parleremo del basilisco.
Immagino che tanti lo conoscano per via di “Harry Potter e la camera dei segreti”. Tuttavia si tratta di una creatura di cui si parlava ben prima della fortunatissima saga. C'è anche da dire che J. K. Rowling ha inserito parecchi riferimenti mitologici in Harry Potter, motivo in più, secondo me, per considerare questa saga un capolavoro.
Ad ogni modo, la prima volta in cui ho letto del basilisco avevo, credo, otto o nove anni. Ho letto di questa creatura nel libro “Leggende dei castelli del Trentino”, di Giovanna Borzaga. All'inizio ho storto un po' il naso, perché avevo letto “basilico” e non riuscivo a capire come il basilico potesse seminare così tanto terrore in una valle. Ma di questo parleremo nel prossimo post.
Ci sono diverse versioni su cosa sia un basilisco, almeno secondo la mitologia.
I racconti più antichi risalgono all'epoca dell'Impero Romano, in cui Plinio il Vecchio narrava di una creatura spaventosa, nata dall'uovo di un vecchio gallo e covata da un serpente o un rospo. Secondo alcune vecchie icone, il basilisco era quindi un ibrido tra un rettile e un uccello. Una specie di Ippogrifo con le zampe di gallina e la coda di un serpente.

Risultati immagini per basilisco
Possibile aspetto di un basilisco.
(Fonte: Google)


Col passare dei secoli, in ogni caso, la visione di questa bestia cambiò e prese sempre di più l'aspetto di un serpente, inizialmente molto piccolo, poi, gradatamente, sempre più grande, fino a divenire più simile ad un drago. Genericamente, questo serpente pare avere una macchia bianca sulla testa, molto simile ad un diadema nella forma, cosa che gli vale il soprannome di “re dei serpenti”.
Comunque la si veda, il basilisco resta una delle creature più pericolose esistenti al mondo, secondo le leggende. Il suo veleno è potentissimo, spesso basta entrare a contatto con una piccola goccia per morire tra atroci tormenti. Alcune versioni, quelle più diffuse, riportano il suo sguardo come una delle sue armi più temibili: basta guardarlo negli occhi e sei morto. Altre versioni dicono che, in realtà, non è tanto lo sguardo ad uccidere, quanto il suo veleno, una volta di più. Semplicemente respirando, è in grado di desertificare l'area intorno a sé. Quindi, chi riesce ad avvicinarsi abbastanza è destinato comunque a morire in quanto l'aria è letteralmente irrespirabile.
Come ho già detto fino allo sfinimento, ormai, sono sempre stata un'appassionata di leggende, da che ho memoria. E anni fa mi sono ritrovata a leggere un libro di leggende sul Veneto, la mia regione. Mi è cascata la mandibola quando ho visto che anche nei monti del Veneto il basilisco fa parte del folklore. Ora come ora, mi chiedo cosa avessi da essere così sorpresa, dopotutto il Veneto e il Trentino sono attigui. È normale, quindi, che abbiano in comune alcune leggende.
Mi ha divertito, comunque, leggere di certe caratteristiche del basilisco che non ho trovato da nessun'altra parte. Certo, sono dettagli, ma sono dettagli che ho trovato insieme spassosi e inquietanti.
Innanzitutto, la sua nascita. Sì, nasce dall'uovo di un gallo (tra l'altro, non chiedetemi come fa un gallo a deporre, non lo so e non lo voglio sapere!) ma non è un rospo o un serpente a covarlo, bensì un'ebrea. Giusto perché in Veneto non abbiamo la fama di essere razzisti. Assolutamente no. Certo.
In più, ci sono anche alcuni segni che indicano se avrai a che fare con il basilisco: la persona che apre un uovo e ci trova dentro due tuorli, vedrà un basilisco entro l'anno. Quella che invece ne troverà tre è destinata a morire per mano del re dei serpenti.
Ehmmmm... i miei genitori hanno delle galline, a casa, e mi è capitato, qualche volta, di trovare uova con due o tre tuorli. Mi sa che sono proprio nei guai!
Battute stupide a parte, il basilisco ha dei nemici, per lui molto pericolosi. E questi li si trova in qualsiasi versione della leggenda si legga.
La prima è la donnola, unico animale al mondo ad essere in grado di aggredire e uccidere un basilisco.
Il Basilisco attaccato da una donnola.
L'immagine si trova nel bestiario di Aberdeen, manoscritto miniato del sec. XII.
Il secondo è il gallo. Qualora il basilisco ne sentisse il canto, morirebbe all'istante.
Il basilisco veniva usato molto spesso anche nell'araldica, in ogni caso. Pare che fosse simbolo di potenza ed eternità. In pratica, avere un basilisco nello stemma araldico era un auguro di prosperità per la famiglia.

E con questa particolare informazione, abbiamo finito il post di oggi.
Appuntamento alla prossima settimana, dove vi narrerò una leggenda legata proprio al basilisco!

Stay tuned!