sabato 10 marzo 2018

Biasio il macellaio


Bene, riapriamo questo blog con una storiella carina, carina, adatta proprio ai bambini!
Sapete, una cosa che ho sempre trovato curiosa è la diffusione di certe leggende.
Per esempio, la leggenda di Avalda, di cui vi avevo parlato in questo post, è diffusa anche in Trentino, particolarmente a Castel Romano. Non vi dirò oltre, perché quella leggenda, per quanto simile a quella di Avalda, merita comunque un post a parte.
Un'altra storia che mi ha colpita è quella di Sweeney Todd, il barbiere di Fleet Street che terrorizzò Londra poco prima di Jack lo Squartatore. Tra l'altro, sono passata per Fleet Street, ormai quattro anni fa. Per come si presenta ora, non si direbbe proprio che lì si fossero consumati così tanti omicidi. Chissà come si presentava, all'epoca? Scusatemi, non posso fare a meno di immaginarmela tetra, con nuvoloni perenni. E pensare che, quando l'ho vista io, era baciata da quel raro sole londinese!
Ma adesso torniamo in Italia. Più precisamente, nella mia amata Venezia. Un pomeriggio in cui non avevo nulla di che da fare, Jessica (la “nostra” Jessica) mi ha mandato un link che quasi mi ha fatto cadere dalla sedia, da quanto mi ha sorpresa. Perché, a quanto sembra, anche a Venezia, nel Cinquecento, esisteva un “Sweeney Todd” nostrano.
Il suo nome era Biagio, detto “Biasio il Cargnio”, per la sua provenienza dalla zona delle Alpi carniche, e viveva nei pressi di una fondamenta a Santa Croce, dove possedeva anche una taverna. Era famosissimo in tutta la città per il suo “sguazeto”.
Lo “sguazeto” è uno spezzatino di carne tipico di Venezia e pare che nessuno riuscisse a farne uno migliore di Biasio, che divenne presto famoso in tutta la città. Non che non ci abbiano provato. Tutte le locande di Venezia tentavano di imitare quello spezzatino, cercavano di carpire l'ingrediente segreto che rendeva quello sguazeto così delizioso, ma niente. Sembrava proprio che il segreto dello sguazeto fosse destinato a morire con Biasio. Finché un giorno un barcaiolo non si fermò a mangiare presso quella locanda.
Lo stupore e l'orrore furono incredibili quando, in mezzo alla carne, il pover'uomo si ritrovò un minuscolo ditino. Mantenendo una calma che personalmente gli invidio, il barcaiolo si alzò e andò a denunciare il fatto dai gendarmi della città.
Una volta arrivate sul posto, le guardie trovarono uno spettacolo raccapricciante: nel retrobottega c'erano i corpi squarciati di diversi bambini. Messo alle strette, Biasio confessò i suoi crimini: uccideva dei bambini, ne tritava la carne e la serviva ai suoi clienti. Ed ecco l'ingrediente segreto del macellaio di Venezia.
La giustizia non si fece attendere. All'assassino vennero amputate le mani, poi venne trascinato in piazza San Marco, dove venne decapitato.

Il suo corpo venne poi diviso in quattro pezzi che vennero esposti ai quattro angoli di Venezia, come monito ai criminali. La sua casa e la sua bottega vennero rase al suolo. Di quell'orribile vicenda rimase solo il nome dato alla riva della zona, che venne chiamata, appunto, Riva di Biasio.
San Zan Degolà - campo vicino a dove, si presume, sorgeva la bottega di Biasio il Cargnio

2 commenti: