Una delle cose che mi affascina di più quando leggo
determinate storie e leggende, è la crudeltà attribuita alle donne. Forse è il
sessismo dilagante nella storia, che ha sempre relegato le donne in ruoli
subalterni agli uomini e che ha portato anche a credere che la donna, dentro di
sé, ha il seme di una malvagità innata. Forse perché la crudeltà da parte di un
uomo è vista come un qualcosa di normale, considerando che avevano più
possibilità di esprimerla. Non lo so. Tuttavia, non posso mai fare a meno di
soffermarmi e meditare bene su quello che leggo, quando incappo in una storia
dove una donna interpreta la parte della malvagia, senza essere una regina
cattiva che perseguita principesse puntualmente salvate da un principe con i
leggins azzurri.
Non me ne vogliate, ho tendenze femministe. Se vi può
consolare, non credo racconterò mai ai miei figli la storia di Biancaneve
rivisitata in modo che prenda a randellate la vecchietta che le offre lacci e
mele avvelenate. Su questo posso rassicurarvi.
Torniamo a noi. Dopo Elisabeth Bathory e Avalda, parleremo,
come da titolo, della contessa Dina, signora di Castel Romano, una rocca
situata a Pieve di Bono, nella Valle del Chiese, in provincia di Trento.
Esistono due versioni di questa storia.
Nella prima, la contessa era una splendida donna, rossa di
capelli, passionale e molto crudele. Il suo hobby preferito era correre a
cavallo in giro per la vallata, in cerca di uomini giovani e belli da sedurre.
Talvolta, qualcuno la seguiva nel castello e… beh non faceva più ritorno. Si narra
che, un bel giorno, il prete del paese, stanco di vedere tutti i giovanotti
della valle sparire nel nulla, lasciandosi alle spalle una sequela di famiglie
affrante, decise di andare a verificare di persona cosa succedeva dentro a
quelle mura. Era preoccupato da morire, dopotutto le voci che circolavano sulla
contessa non erano certo benevole! In certi casi, si parlava addirittura di
orge e riti satanici. Il sacerdote, così, si confuse tra la servitù e seguì la
contessa a distanza, certo che prima o poi avrebbe attirato qualcuno nelle sue
stanze. E così fu. Dopo che la contessa si fu divertita con quel ragazzo, fece
sì che il poveretto cadesse in un pozzo alle cui pareti erano fissate delle
lame affilatissime. Il ragazzo morì tra atroci tormenti sotto gli occhi
terrorizzati del sacerdote.
L’uomo, comunque, non si perse d’animo. Sapeva bene che la
contessa Dina, molto presto, avrebbe cercato altri giovani. Così le tese un agguato.
Aspettò che la donna uscisse a cavallo e, con un colpo di fucile ben piazzato,
la spedì nel mondo dei più, vendicando tutti i giovani che, a causa sua,
avevano perso la vita tra quelle mura maledette.
L’altra versione comincia in modo molto simile alla storia
della contessa Bathory, anche se finisce allo stesso modo della prima. In
questa variante, la contessa non era affatto bella. E una volta visto che, con
il tempo, il suo aspetto peggiorava, decise di vendicarsi, seducendo gli uomini
della valle grazie alla sua posizione influente. Dopodiché, quella botola li
attendeva.
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I resti di Castel Romano |
Attualmente il castello è poco più di un cumulo di macerie,
dal momento che venne praticamente raso al suolo durante la prima guerra
mondiale, tuttavia è stato riaperto al pubblico, dopo un grande lavoro di
recupero. Potete visitarlo, se volete. Non è affatto da escludere che, durante
la vostra visita, possiate trovare lo spettro della contessa che ancora vaga
tra le rovine in cerca di ragazzi da sedurre e da trascinare con sé all’inferno…
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