martedì 24 febbraio 2015

Il mistero di Overtoun Bridge

Lo so, vi avevo promesso che vi avrei portato in Trentino. Tuttavia, ho ritenuto opportuno dare alla nostra Italia una breve pausa, per esplorare insieme quella che io considero la culla di tutti i misteri: l'Inghilterra!


Anzi, per essere più precisi, la Gran Bretagna. Adoro quel posto, dico sul serio! Purtroppo non l'ho visitata tutta come vorrei, ma quella parte di isola che ho visto (Londra, Cornovaglia e Nord del Galles) arrivo quasi a venerarla! Adoro i suoi campi, adoro Londra, Liverpool, Manchester...

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Ok, andiamo avanti! Ma ci credete se vi dico che, di tutte queste zone che ho visto, non ho mai trovato una leggenda? Neanche una, per minuscola che fosse? Uno straccio di frasetta che contenesse la parola “fantasmi”?

Non sarà certo un problema trovarle, vedrete! Devo ammettere che non le ho neanche cercate con attenzione! Comunque, per ora gradirei condurvi in una zona del Regno Unito per me molto suggestiva, dove il mistero affonda le sue radici nelle Highlands: la Scozia!

Purtroppo, quella splendida regione l'ho vista solo tramite documentario! Peccato, però, perché deve essere uno spettacolo!

So che può sembrare strano, comunque, ma non l'ho trovata interessante per il lago di Ness, con il relativo “mostro”. Sì, è vero, da un lato sarei curiosa di saperne qualcosa in più, ma si è parlato così tanto di Nessie, che mi ha stufato! Prima o poi ne parlerò, comunque, perché parlare di Scozia e misteri senza nominare Nessie è un controsenso bello e buono. Ma non sarà oggi.


No, oggi vi parlerò di un mistero molto meno noto, e ben più terribile di un mostricciattolo nelle acque di un lago!

Oggi vi parlerò di Overtoun Bridge.

Questo ponte venne costruito poco dopo la costruzione di Overtoun House, una villa voluta da un avvocato in pensione intorno al 1860.



La villa non ci interessa granché. L'unica cosa che so è che attualmente è un bed&breakfast di lusso. Quello su cui vorrei concentrarmi è, appunto, Overtoun Bridge, il ponte costruito non molto distante dall'edificio.



Perché ci interessa tanto? Semplice, c'è un mistero legato a quel ponte. Intorno agli anni Sessanta del secolo scorso si cominciò a notare un fenomeno curioso e, al tempo stesso, tremendo!

Decine di cani, infatti, trovarono la morte su quel ponte. E in un modo che ha dell'assurdo: si suicidarono!

Ora, non me ne vogliano gli animalisti convinti, ma cerchiamo di essere realisti: non si può dire che i cani abbiano una coscienza evoluta. Quindi, non dovrebbero avere pensieri che li spingono al suicidio. Eppure, è proprio quello che è successo a parecchie bestiole che passavano per di là. Attenzione, non tutti cani che passano per di là si suicidano! Ma alcuni lo fanno. Salgono sul parapetto del ponte e, con totale nonchalance, si buttano di sotto, schiantandosi al suolo dopo un volo di 15 metri!

La cosa che mi ha lasciato più sconvolta, comunque, è questa: ci sono testimoni che sostengono che un paio di cani, sopravvissuti al tremendo volo, sono riusciti a risalire sul ponte, da cui si sono buttati una seconda volta!

Diverse persone hanno provato a dare spiegazioni di ogni genere a questi inspiegabili suicidi. Ve ne elencherò tre, quelle che sono le più accreditate:

  1. In questa zona, il velo che separa il nostro mondo dall'aldilà è molto sottile. I cani, sensibili alle presenze soprannaturali, sentono questa cosa e impazziscono.

  2. Il vento soffia in mezzo alle rocce che compongono il ponte, emettendo un basso fischio, praticamente un ultrasuono, che fa sì che i cani si buttino di sotto, come obbedendo ad un comando.

  3. Sentono l'odore dei visoni, che diventa piuttosto forte soprattutto nella stagione degli amori.


Sinceramente, da profana, escluderei a priori la seconda spiegazione. Più che altro perché, come già detto, non tutti i cani si sono buttati da quel ponte. Per carità, è vero che non sempre il vento soffia con la stessa potenza, quindi l'ultrasuono non si genera tutte le volte. Ma leggendo qua e là, ho visto scritto che questa opzione è improbabile, in quanto comunque i cani morti sarebbero stati di più, se fosse stato un ultrasuono a provocare quel disastro.

Anche la terza la escluderei, per due ragioni: la prima è la stessa della ragione numero due. Insomma, come mai non si sono buttati di sotto tutti quanti i cani, sentendo l'odore dei visoni? Perché alcuni erano completamente indifferenti a quel ponte?

C'è un'altra ragione, comunque, che mi ha fatto rizzare i capelli quando l'ho letta: secondo John Joyce, un cacciatore locale che ha vissuto in zona per oltre 50 anni (non so se sia ancora vivo), non ci sono mai stati visoni nell'area di Overtoun Bridge.


Come disse il grande Sherlock Holmes, “eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità.”

Sia chiaro, non ammetterò mai direttamente che è sicuramente vero che il velo tra i vivi e i morti, in quel punto, è talmente sottile da interferire con la vita dei nostri amici a quattro zampe. Non so perché quelle povere bestiole abbiano fatto una fine così agghiacciante, e credo proprio che non lo saprò mai!

Tuttavia... ci penserò venti volte, prima di portare un cane da quelle parti!


domenica 15 febbraio 2015

Fantasmi nel padovano - parte 3

Ciao a tutti! Vedete che alla fine ho trovato altro materiale?

Oggi parlerò di un altro monumento molto suggestivo di Padova: la Specola!



Si tratta di una torre difensiva eretta da Ezzelino da Romano nel XII secolo.

In verità, pare che la torre esistesse già da prima, secondo alcune cronache della città. Pare che ci fosse già dal secolo IX. A seguito di un terremoto, la torre collassò, e fu proprio Ezzelino da Romano, detto “il Tiranno”, a farla ricostruire.

Ho notato che, quando parlo di Padova, il nome di Ezzelino compare molto spesso. C'è da dire che è un personaggio storico di importanza fondamentale per la città. Senza contare che parliamo di fantasmi, e sono in parecchi ad avere trovato la morte per mano sua, diretta o indiretta che fosse. Perpetrava talmente tante ingiustizie che era quasi ovvio il fatto che più di qualcuno, dopo la dipartita, avrebbe prolungato il suo soggiorno su questa terra!

Attualmente la Specola ospita un museo in cui sono conservate le antiche strumentazioni dell'osservatorio astronomico. Solito consiglio, fateci un giro! È una visita molto interessante (qui il sito)!

Comunque, inizialmente, come ho già detto, si trattava di una torre difensiva, usata anche come carcere.

Ora, sommiamo un po' di cose: Medioevo, più Ezzelino da Romano, più carcere, uguale: nulla di buono!

Infatti, quella torre, detta Torlonga (venne chiamata Specola a partire dal 1761, quando un editto veneziano la trasformò in un osservatorio astronomico), ospitò una sala con torture estremamente “raffinate”. Pare che Ezzelino fosse un amante di crudeltà inaudite persino per l'epoca.

Voglio farvi capire il personaggio: se mai andrete a visitarla, una volta entrati, noterete un foro sul pavimento della prima sala, che si replica in tutte le sale della torre, poste, logicamente, una sopra l'altra. Purtroppo non mi è stato possibile fotografare un'immagine esplicativa della struttura, è proibito fotografare gli interni, a meno di non avere un'autorizzazione speciale. Che io non ho.

Andando avanti col discorso, attualmente il foro è chiuso, ma quando la Specola era un carcere, quel foro serviva come passaggio verso le segrete del castello. In parole povere e semplici, i poveri prigionieri spesso venivano trascinati nelle stanze più alte, torturati e poi scaraventati nelle segrete attraverso quel foro. Se erano fortunati, morivano sul colpo, altrimenti restavano lì, in agonia, stesi sopra un mucchio di cadaveri in putrefazione, a morire di stenti in una sala buia, senza porte né finestre. Ovviamente, non gli veniva dato da mangiare e da bere. Sostanzialmente, i poverini venivano lasciati lì a marcire. Ah, Ezzelino! Che uomo equilibrato!

Come se questo non fosse già abbastanza crudele, pare che una delle torture preferite di questa grande e magnanima persona fosse quella dello stivale. A dirvela tutta, non ce la faccio a descrivervela. Se volete, qui ci sono elencati vari sistemi di tortura medievali, stivale compreso. Io personalmente, quando l'ho letto, ho ringraziato il cielo di essere a stomaco vuoto! Vi dirò di più: visto che il link conduce ad un forum, non so se pensare peggio del tizio che ha pubblicato le informazioni, o di quello che ha scritto che ama molto queste cose! La mia reazione è stata più o meno questa:



Ad ogni modo, arriviamo alla nostra storia di fantasmi. Pare che periodicamente si manifesti nel castello una figura. Alcuni dicono che sia un'immagine evanescente bianca, altri dicono che sia un'ombra nera con in mano un lumino, altri ancora un fantasma dalle fattezze umane...

Certe versioni dicono che si tratta del fantasma di un prigioniero che, per sfuggire alle torture di Ezzelino, è riuscito a suicidarsi buttandosi dalla Torlonga.

Altre versioni parlano di una storia un po' più dettagliata.

Pare che si tratti di Sarpendone, uno degli uomini più fidati di Ezzelino. Pare che fosse praticamente il suo braccio destro in ambito militare. Lo apprezzava Ezzelino per le sue doti, e, col tempo, ha finito per apprezzarlo anche... Selvaggia, figlia di Federico II e moglie del tiranno!

Ora, prima di andare avanti, vorrei spendere un paio di paroline per questi due, rivolgendomi direttamente a loro.

Ezzelino caro, finora ho citato due tue mogli: Avalda e Selvaggia. In entrambi i casi non ci fai una bella figura! Io capisco che dovevi spadroneggiare su tutto il Veneto seminando morte, distruzione e terrore, ma la tua situazione sentimentale non era delle più rosee. Davvero, una qualche domanda non te la sei proprio mai fatta?

E anche tu, Selvaggia! Tuo marito era soprannominato “il Tiranno”, ha fatto costruire una torre apposta per imprigionare e torturare gente, e ti sei inventata di tradirlo?


Bene, adesso che vi ho fatto capire che mi piace il film “Le follie dell'Imperatore”, andiamo avanti!

Come dicevo, Selvaggia vede il braccio destro del marito e perde la testa. Sarpendone non se la filerebbe neanche di striscio, ma lei tanto fa e tanto dice, che lo seduce. I due iniziano una relazione romantica che si interrompe quando il tiranno li sorprende insieme. Non so che fine abbia effettivamente fatto Selvaggia. Non è sicuro, ma pare sia stata uccisa da Ezzelino proprio per la sua relazione con Sarpendone. Il quale venne catturato, torturato e, una volta confessato il tradimento, venne evirato e lasciato morire di fame e di stenti (Ramsay Bolton, al confronto di Ezzelino, sembra dolce come una pecorella, se mi permettete un paragone con “Game of Thrones”!).

Pare che sia lui, quindi, il fantasma che vaga inquieto in quelle stanze, insieme a molti prigionieri che trovarono la morte in quelle mura disgraziate...

venerdì 6 febbraio 2015

San Valentino con i fantasmi...

Con l’avvicinarsi di San Valentino, non potevo non mettere un post sull’amore.

Ma, ho realizzato, mi sono bruciata un ottimo spunto per l’occasione, parlando di villa Pisani in questo post. Così mi sono ritrovata un po’ impallata. Sinceramente, non sapevo proprio che argomenti toccare. Lo so, si può fare sempre un post su Venezia… Un altro??

Non me vogliate, Venezia mi ha dato lavoro per quattro volte. Come minimo le devo un po’ di pubblicità in più! Ma… insomma, Venezia è Venezia! La si conosce bene! Dove si passerebbe un romantico San Valentino? A Venezia! Al pari della Ville Lumière (Parigi), Venezia è la città dell’amore per eccellenza! Giro in gondola, Ponte dei Sospiri, Piazza San Marco… un classico, se si vuole essere romantici! Non c’è molto da aggiungere, a parte un piccolo itinerario che vi propongo, se passate dalle parti di Venezia. Questo, lo so per certo, è sconosciuto ai più.

C’è una chiesetta, vicino a Palazzo Grassi: la chiesa di San Samuele. Pochi sanno che in quella chiesa sono conservate alcune reliquie di San Valentino (le spoglie sono a Terni). Pare che il Santo, secondo la leggenda, abbia sedato una lite tra due innamorati, frapponendo tra loro una rosa rossa (e convertendo uno di loro al cristianesimo, tra l’altro).

Se siete credenti, potete andare in questa chiesetta con la vostra dolce metà e lasciare una rosa rossa, o un altro fiore profumato, sull’altare dedicato al Santo.

E da Venezia, torniamo a Padova, ad un argomento un po’ più in linea con i miei propositi riguardanti questo blog: i fantasmi.

In questo post vi ho parlato dei fantasmi del Castello di Monselice, con Jacopino da Carrara, sua moglie Giudita e il fantasma di Avalda. Ed è proprio di Avalda che vi parlerò. In quel post, infatti, vi avevo parlato dell’Avalda sanguinaria, che torturava i suoi amanti e poi li massacrava. Ma… se vi dicessi che ne esiste un’altra, di Avalda? Una donna dolce, vittima delle circostanze e profondamente innamorata?

Proprio così! Un’altra versione della leggenda di Avalda dice che in realtà lei era una delle mogli che Ezzelino da Romano si era portato in casa, non la sua amante. La poverina viveva confinata al castello di Monselice, visitata molto di rado dal marito. Triste e solitaria, cominciò a circondarsi di persone di vario genere: dame, intellettuali, menestrelli… fu proprio di un menestrello che si innamorò. Vissero una storia d’amore tenera, ma anche tormentata, in quanto già l’adulterio non era visto di buon occhio, immaginatevi se a subirlo era Ezzelino da Romano! Questo simpatico personaggio, che rivedrete senz'altro in almeno uno dei miei prossimi post, scoprì che Avalda lo tradiva. Non ci pensò due volte: fece torturare e uccidere lui, e anche lei morì. Qui le versioni si dividono. Alcuni dicono che inviò un sicario a pugnalarla, altri che fu Ezzelino stesso a porre fine alla sua vita. Da allora, il fantasma della poverina gira per il castello, con la veste bianca intrisa del suo sangue, cercando disperatamente il suo amore e condannata a non trovarlo mai...

Lo ammetto, come post di San Valentino mi è venuto alquanto cupo! Purtroppo, però, se si vuole parlare di fantasmi, non ci si può aspettare qualcosa di allegro...

Restate con me, comunque! Prossimamente esploreremo insieme uno dei monumenti più suggestivi di Padova, e insieme andremo anche in Trentino, la patria dei castelli infestati dai fantasmi...

Seguitemi e scopriremo tutto insieme!

lunedì 2 febbraio 2015

La storia di Bepi dal Giasso

Devo dire una cosa: io odio il freddo. Davvero, non lo sopporto. Non tanto per la temperatura, quanto per la quantità di vestiti che devo indossare. Canotta, maglietta, maglione, giacca pesante... oh, cielo, che noia!

Preferisco di gran lunga l'estate, proprio per una questione di comodità.

Tuttavia, devo dire che l'anno scorso mi ero un po' preoccupata, vedendo l'inverno con temperatura media stagionale alta: 2 o 3 gradi di primo mattino, 13 o 14 nel pomeriggio, per poi arrivare a 6 o 7 gradi alla sera. Non era normale, converrete anche voi.

Perciò, quest'anno, anche se magari ci sono dei giorni un po' tiepidi, sono comunque lieta di vedere che, almeno dalle mie parti, le temperature sono ritornate ad una parvenza di normalità. Mi piace vedere la brina che cristallizza l'erba del mio giardino, anche se poi devo imprecare come un camionista per togliere lo strato di ghiaccio dal parabrezza della mia auto...

Ma non importa. Anche perché è stato grazie al freddo che ho avuto l'idea giusta per questo post.

Era da qualche giorno che mi sentivo un pochino bloccata, lo ammetto. Ho tante cose da scrivere, su questo blog, ma a volte mi impapero su una cosa tanto banale quanto essenziale: l'ispirazione.

E stamattina, complice quel periodo dell'anno noto come i giorni della merla”, ho avuto quel lampo. Perché non parlare di Bepi dal Giasso?


Introduco la sua storia parlando di un convento che si trova in un'isoletta a sud di Venezia. Questo convento si chiama San Lazzaro degli Armeni. Si tratta di un convento dove vige tuttora un rito cattolico-armeno. A dirvela tutta, non ho la più pallida idea di cosa sia un rito simile. Ho provato a cercare, e ho trovato qualche notizia qui, se vi interessa. Wikipedia è praticamente la mia migliore amica!

Ad ogni modo, perché parlarvi di un convento?

Perché è qui che si ambienta la storia di Bepi dal Giasso. Si trattava di un giovane georgiano di nome Josif, scappato dalla Russia zarista nel 1907. Non doveva avere vita facile, in effetti. Basti pensare che dieci anni dopo una rivoluzione avrebbe definitivamente rovesciato il potere degli zar.Per arrivare a tanto, il popolo doveva passarsela veramente male!

Nel frattempo, però, chi poteva, scappava. Così ha fatto Josif, il quale, a ventotto anni circa, cercò rifugio nel nostro paese. Era un uomo piuttosto timido, Josif, ma molto volenteroso. Trovò rifugio nel convento di cui vi parlavo, dove si mise a lavoro. E che lavoro faceva? Beh, il campanaro!

Per un periodo suonò le campane del convento, e si integrò, per quanto possibile fosse integrarsi a quell'epoca, nella comunità, dove venne soprannominato, appunto, “Bepi dal Giasso”, ossia “Giuseppe dal ghiaccio”, vista la sua provenienza da una zona inospitale come la Russia.

Ovviamente, col passare del tempo, arrivarono anche i problemi. Bepi cominciò a scontrarsi con il priore del convento, il quale, giustamente, pretendeva che le campane venissero suonate secondo i riti cattolici. Peccato che Bepi era sì timido e volenteroso, ma anche molto testardo. Lui era russo, e si ostinava a suonare le campane secondo i riti ortodossi.

Stanco di discutere, l'abate lo mise con le spalle al muro. Se Josif voleva restare al convento, doveva assolutamente convertirsi al cattolicesimo e prendere l'abito talare. Altrimenti, quella è la porta, grazie e arrivederci.

Bepi non ci pensò due volte: prese la porta e se ne andò. Tornò in Russia, prese parte alla rivoluzione, e cambiò per sempre la storia del suo Paese. Infatti, Bepi dal Giasso non era altri che....... rullo di tamburi......... Josif Stalin!

Chissà, forse era il caso che il priore lo chiudesse dentro al campanile, come Quasimodo in NotreDame de Paris, e buttasse via la chiave!


Che ne dite?

PS: Quasi me lo dimenticavo! Oggi festeggiamo il nostro primo mese online!

Un grazie sincero a chi si è fermato a leggere questo piccolo blog! Speriamo che diventiate sempre più numerosi!

Grazie ancora!


Buonanotte!


Angela