sabato 18 luglio 2015

La mia festa del raccolto

Non mi aspettavate così presto, vero?
Come vedete dal titolo, questo non sarà il solito post divulgativo o pieno zeppo di mie considerazioni sul paganesimo... Sarà in un certo senso più classico, visto che parla di uno degli otto Sabba, il prossimo che festeggeremo.
Vorrei però anche parlarvi di cosa farò io di preciso, e quindi aggiungere a questa rubrica un po' della mia esperienza personale.
Intanto partiamo col dire che Lughnasadh o Lammas, la prima delle tre feste del raccolto, è una festa che celebra la vita, il sole, il calore... e quindi quanto la bella stagione ha portato. Il nome Lammas deriva da Loaf-Mass che significa "festa del pane", mentre invece in ambito celtico Lughnasadh significa "Le nozze di Lug". Lug è la divinità celtica che presiede a tutte le arti, paragonato agli dei romani Apollo e Mercurio. Come capirete anche voi, questo era un giorno particolarmente propizio per sposarsi, in quanto la nuova coppia avrebbe simbolicamente portato nella propria vita coniugale il calore e l'abbondanza tipiche di questa festa.



A chi obietta che queste feste celtiche non dovrebbero essere festeggiate in Italia, ricordo che i Celti erano una presenza importante nel Nord Italia e che si sono poi integrati con i Romani. Inoltre, sul suolo italico durante tutto l'arco del mese di Agosto si tenevano delle festività importanti per ringraziare la divinità del grano del raccolto ricevuto, e propiziare invece la futura vendemmia: parlo dei Consualia e dei Vinalia.



Come vedete quindi, nelle culture europee e mediterranee  c'è una certa affinità di "significati" anche se non di divinità.
Questa festività è gioiosa, ma non è il momento per abbandonarsi all'allegria e alla frenesia come nei due Sabba precedenti.
Arrivati a questo punto della ruota, è importante meditare e ringraziare su quanto si è ricevuto in quest'anno. Riflettete sul vostro raccolto personale (emotivo, spirituale, lavorativo, familiare ecc) e se questo dovesse mancare, beh... è il momento di riflettere sul cammino che avete intrapreso, cosa potete fare per portare la felicità nella vostra vita e visualizzare dove vorrete essere l'anno prossimo.
Io mediterò su ciò che gli Dei hanno portato nella mia vita quest'anno, e devo dire che hanno fatto veramente tanto per me. Oltre al fatto di avere finalmente dato un'impronta al mio sentiero spirituale, sto per concludere una terapia che porto avanti da 3 anni, e che comunque sarà un nuovo punto d'inizio.
Per non parlare del fatto che ho scoperto la danza, e quanto mi fa stare bene!!
Renderò simbolicamente alla terra il nutrimento e la vita che lei mi ha donato, offrendole latte e miele e sì, pregherò e mediterò perché anche nel prossimo giro di ruota la mia vita continui in felicità.
Altra cosa: mi piacerebbe puntare la vostra attenzione sul fatto che la prossima luna piena cadrà in concomitanza con la festa del raccolto, alias la notte del 31 luglio.
Le energie sono quindi particolarmente propizie per attirare nella nostra vita qualcosa che desideriamo molto, in particolar modo fortuna e guadagno.
Si possono preparare dei talismani con le erbe che abbiamo raccolto durante il Solstizio, oppure provare a dipingere la nostra vita come la vorremmo... tutto ciò che si crea con le nostre mani può essere trasformato in un talismano, quindi non solo qualcosa per scacciare la negatività, ma anche attirare ciò che si desidera di più.
Immaginiamo che il vostro colore preferito sia il rosso, e voi vogliate portare amore nella vostra vita.
Vi fermate in un negozio d'arte e prendete una piccola tela... su cui poi dipingerete un cuore nel modo che più piace a voi, immaginando in che modo l'amore potrebbe entrare nella vostra vita (più armonia in famiglia, più sintonia col partner, un nuovo incontro, nuove amicizie... ci sono tante cose belle che si possono immaginare).
Ecco fatto, avete preparato un piccolo talismano, oltre che una gioia per gli occhi! Immaginate avere in ufficio o in cucina o in camera da letto questo quadretto fatto da voi, che ogni giorno vi ricorda cosa desiderate, dove volete arrivare, e che vi sostiene...
La magia non è un "puf!" appare una scodella, ma un cambiamento costante che viene dentro di noi... e, male che vada, vi sarete divertite un'ora a creare il vostro quadro, no?
Per me questa sarà una festa speciale perché potrò inaugurare l'oleolito di menta che ho preparato al Solstizio d'Estate. Quello di iperico è invece andato a farsi benedire, ma vabbè...
La menta è un'erba davvero benefica per il nostro organismo: ha proprietà cicatrizzanti e disinfettanti, oltre che essere conosciuta per le sue proprietà digestive.



Parlando della menta in campo magico invece, posso riportare che è un'eccellente rinvigorente e stimola la concentrazione, l'attenzione e amplifica le nostre potenzialità psichiche.
Grazie alla menta sono riuscita per la prima volta a vedere la mia aura.
Sì, voi direte che sto farneticando, ma attenzione: non sto parlando di bere una tisana alla menta così perché mi va e poi "puf" di colpo mi sono vista allo specchio contornata da un alone!
Prima di tutto bisogna capire quest'erba. L'ho annusata, l'ho assaggiata, l'ho studiata, l'ho ascoltata. Sì, per la prima volta nella mia vita ho ascoltato cos'aveva da dire a me quell'erba, e l'ho sentita. Ho pensato "tanto vale provare".
Ho bevuto una tisana e poi, prima di andare a letto mi sono messa a fare ricerche, a scrivere un po' per rilassarmi. Beh, mi sono rilassata talmente tanto che d'improvviso mi sono accorta, mentre scrivevo, che il pollice con cui tenevo il quaderno aveva un contorno luminoso e colorato!
Sono riuscita a vederla per qualche secondo, ma l'ho vista.
Devo dire che mi sono definitivamente convinta!
E voi? Qual è l'erba che preferite? Come festeggerete Lughnasadh?

Buon raccolto a tutti!!


lunedì 13 luglio 2015

Castel Beseno

Ecco che si ritorna ad argomenti un po' più leggeri! Spero comunque che abbiate letto questo post e abbiate seguito il mio suggerimento. È una cosa a cui tengo molto. Mi raccomando!


Dunque, come vi ho già accennato qui, credo profondamente nel fare post su posti in cui sono stata. Sono convinta che il post venga molto meglio, riportando la propria esperienza personale.

Quindi, eccoci qua!

Oggi, come da titolo, si parlerà di Castel Beseno, che io e la mia socia (Jessica, che si occupa di questi argomenti) abbiamo visitato con i nostri amici.


Per chi non lo sa, il castello si trova in Trentino, a circa 20 minuti di macchina da Trento. Il castello è molto grande, uno dei più grandi che io abbia mai visto. In effetti, è il più grande complesso medievale di tutto il Trentino, con i suoi 16mila metri quadri. A vederlo fa davvero impressione, la sua struttura è davvero imponente. Personalmente, non faccio fatica a credere che abbia resistito a un assedio di sette anni, per quanto leggendario!

Ma andiamo con ordine.

Va da sé che vi consiglio caldamente di visitarlo, magari in un periodo dell'anno un po' più consono rispetto al mese di luglio. Qui il sito, con gli orari. Si fa fatica a crederlo, considerando che la zona è in mezzo ai monti, ma fidatevi quando vi dico che fa parecchio caldo. Certo, per me e i miei amici era anche relativamente sopportabile, visto che in pianura si scoppiava, tuttavia, se potete, andateci a primavera o in autunno.

Questo castello è molto interessante da visitare. È un museo tutto particolare, non ha l'arredamento tipico del castello medievale, ma ospita una collezione di armi e armature. Certo, se siete in cerca di una collezione più corposa, allora vi conviene andare a Castel Cini, also known as castello di Monselice. Tuttavia, sono sicura che questa collezione in particolare potrebbe piacere agli appassionati, visto che viene data la possibilità di provare le armature e un po' di armi!


Jessica e io abbiamo provato anche le balestre! E ce la siamo cavata benone, c'è da dirlo!


Ma è meglio tornare all'argomento che ci interessa di più: la leggenda di Castel Beseno!

Contrariamente al solito, questa leggenda non parla di fantasmi, ma di una strategia talmente astuta da avere dell'incredibile.

Dunque, anni e anni or sono, Castel Beseno subì un pesante attacco. Rimase, come vi ho già detto, sotto assedio per ben sette anni! Tutti i sudditi, per scampare ai saccheggi, si erano rifugiati all'interno delle cinte murarie del castello. Per quanto grande sia la struttura, c'è da dire che non doveva essere una situazione molto simpatica.

Dopo sette lunghi anni passati a difendersi dagli assalti dei nemici, gli abitanti di Castel Beseno erano allo stremo delle forze. Il re era disperato. Le bocche da sfamare erano tante, le scorte di cibo stavano finendo, restavano solo una mucca e un sacco di grano, decisamente insufficienti a sfamare la moltitudine di gente dentro al castello. Il sovrano aveva chiesto a tutti i saggi una soluzione che togliesse tutti da quell'impiccio senza dichiarare la sconfitta. Nessuno aveva saputo dargli una soluzione soddisfacente.

Un bel giorno, il castellano fece una passeggiata nel cortile del maniero. E, in un angolo, intravide una vecchietta che sonnecchiava. Lì per lì non la riconobbe neppure. Poi si rese conto che la vecchietta altri non era che una mercante conosciuta in passato per la sua proverbiale astuzia. Pensò quindi che, forse, un altro punto di vista sulla questione non gli avrebbe fatto male. Così le si avvicinò, chiedendole consiglio. Come potevano uscire da quel disastro? Ovviamente, la mercante sarebbe stata ricompensata!

La vecchia lo guardò, infastidita dal fatto che quell'omuncolo l'avesse disturbata. Poi sbottò “Dai da mangiare il grano alla mucca. Una volta fatto questo, macellala e butta la carcassa giù dalle mura.”

Il castellano si infuriò non poco. Che razza di consiglio era mai quello?

Gli ci volle un po' per sbollire la sua ira. Poi cominciò a riflettere. Dopotutto, cosa aveva da perdere? Quella mucca non era comunque sufficiente a sfamare tutti quanti, avrebbe causato in ogni caso dei seri problemi tra gli abitanti del castello. E se l'avessero macellata e gettata dalle mura forse... forse...

Poche ore dopo, gli avversari di Castel Beseno videro gli assediati gettare qualcosa dalle mura. Si avvicinarono cautamente, temendo una trappola. Quando videro la mucca morta, rimasero basiti. Ma che stava passando per la testa di quelli del castello? Buttare via così una mucca? Che fosse avvelenata? Ma perché sprecare della carne di mucca in questo modo? Cosa speravano di ottenere?

A quel punto, dovevano capire cosa stava succedendo. Così si avvicinarono alla carcassa e la aprirono. Dentro alla pancia della mucca trovarono del grano, che, a quanto sembrava, era commestibilissimo! Il loro unico pensiero, a quella visione, fu chiaro e lampante: se a Castel Beseno potevano permettersi di gettare così una mucca e dell'ottimo grano dopo sette anni di assedio, allora erano in grado di resistere ancora per parecchio! Era veramente il caso di levare le tende e lasciar perdere quell'assedio che, dopo tutti quegli anni, li stava sfibrando inutilmente.

Nel giro di poche ore, Castel Beseno fu libera dalla minaccia dell'assedio.

E la vecchietta? Nessuno la trovò più!

giovedì 9 luglio 2015

Riflessione su quanto è accaduto

Questo post sarà molto diverso dagli altri. Lo sarà davvero. Non è per introdurre un nuovo argomento e sperare di trovare qualcuno abbastanza interessato da leggerlo.

È una faccenda molto seria.

Può darsi che ci saranno errori di battitura. Ed è molto probabile che scriverò cose molto personali. Se preferite non leggerlo, tranquilli, non ve ne farò una colpa. Vi informo già, come avrete già intuito, che è un post scritto di getto, senza rifletterci troppo.


Non so chi siate e da dove veniate. Se siete veneti, probabilmente sapete cos'è successo.

In caso siate da fuori del Veneto, è altamente probabile che, grazie al silenzio delle tv nazionali, in realtà siate completamente ignari della cosa.

Ieri, nel tardo pomeriggio, una tromba d'aria di grado F2 ha colpito una parte della Riviera del Brenta. Una zona piuttosto vicina a casa mia e dei miei cari. Il danno è stato enorme. Una villa veneta è stata completamente rasa al suolo. Altre ville hanno subito danni non da poco, alcune sono state addirittura scoperchiate come scatole da scarpe. Per non parlare dei danni a case meno antiche delle famosissime ville venete. Condomini, negozi, macchine... Il bilancio è stato di due morti e almeno una ventina di feriti.

Perché scrivere questo? Beh, per sfogarmi, principalmente. Negli ultimi mesi ho riscoperto, dopo anni, la mia passione per gli antichi edifici. Sempre avuta, per carità, ma negli ultimi tempi, particolarmente da quando ho aperto questo blog, è diventata più definita. Ormai guardo un antico edificio e tutto quello che riesco a chiedermi è “chissà qual è la storia di questo posto? Chissà chi ci viveva? Se questo edificio potesse parlare, cosa mi racconterebbe?”. Ci sono dei momenti in cui addirittura vorrei conoscere chi ha costruito l'edificio, o anche chi l'ha fatto costruire, sapere la loro storia, perché hanno fatto quello che hanno fatto, come se fosse ancora possibile, come se potessi chiamarli e invitarli a bere un caffè... aggiungiamo poi la curiosità che mi viene quando mi chiedo di tutti i misteri che possono nascondersi dietro a certe mura maestose, e capirete, almeno in parte, chi c'è dietro allo schermo del vostro pc, mentre leggete i post di questo piccolo blog. Più vado avanti a osservare e a scrivere, più mi accorgo di quanto ami davvero queste cose.

Potete quindi capire la mia amarezza, nel vedere una zona a cui sono molto affezionata (ci ho lavorato, per un breve periodo, come ho scritto in uno dei miei primi post) così devastata. E sapere che una catastrofe simile è stata trattata come una sciocchezza dalle tv nazionali. Credo che addirittura l'abbiano definito un “rinfrescante temporale estivo”. Spero di no, ma non posso esserne sicura, è da tanto che non seguo un telegiornale.

Non è stata una sciocchezza, no. È un'area che, negli ultimi anni, era stata lasciata un po' a sé stessa. Per quanto tutelata dallo Stato, non era più una zona di spicco da visitare, come lo era una volta. Come tante aree di interesse storico-culturale in Italia, del resto.

La mia amarezza nasce proprio da questo. L'area è abbandonata a sé stessa. E dubito molto che verrà ricordata da chi di dovere. Sia chiaro, non mi sentirete dire “governo ladro, Roma ladrona, Veneto indipendente”. Trovo che queste frasi siano assurde, senza senso in condizioni normali, assolutamente fuori luogo in un contesto simile.

Ma è innegabile che ormai, in questa nostra Italia così maltrattata, la nostra storia sia sempre meno importante.

Ed ecco il motivo per cui ho scritto questo post. Spero di sensibilizzare un po' le persone, su questo argomento. E magari di diffondere la notizia anch'io, nel mio piccolo.


Avrete notato che questo post non ha foto. Anche se ne ho, scattate da me personalmente, non intendo pubblicarle. Mi sembra di avere già ceduto abbastanza al mio lato iena quando oggi, in un impeto di curiosità morbosa, sono andata a vedere. Ero curiosa di sapere come era preso l'hotel in cui lavoravo. La scena è stata più che sufficiente a farmi desiderare di non averlo fatto. Vi basti pensare che non l'ho neanche riconosciuto. Fortunatamente, clienti e proprietari erano incolumi.

Se volete vedere immagini, cercate su Facebook o su Google, ne troverete a iosa.


Quindi, eccomi qua. A concludere questo post con la richiesta di un piccolo favore personale: condividete questo post il più possibile.


Buona serata a tutti.

lunedì 6 luglio 2015

Ocio aea striga - Stregoneria in Veneto



Da quando Gardner ha aperto la strada alla rinascita dei culti cosiddetti “pagani” o per meglio dire “politeisti”, si sono sviluppate tutta una serie di correnti sia all’interno della Wicca che non.
Il presupposto da cui sono partiti Leland e Gardner per far rivivere il culto degli Dei, e della Dea in particolar modo, era la sopravvivenza in Italia e in Inghilterra di alcuni ceppi delle antiche religioni.
Aggiungo solo un paio di considerazioni prima di passare all’approfondimento di oggi, che riguarda la tradizione veneta.
A parte le correnti pagane ricostruzioniste e la stregheria italiana, ho notato che molti culti moderni non sono di fatto politeisti, ma si basano semplicemente sull’adorazione della Grande Madre.
Tradizione Avaloniana e Wicca Dianica[1] sono gli esempi più ovvi che posso fare, sebbene personalmente non mi convincano del tutto.
La maggior parte di questi culti al femminile nascono dall’esigenza sempre crescente delle donne di vivere la spiritualità in modo più completo… come può un unico Padre onnipotente capire nel profondo una donna? Perché il Dio biblico avrebbe creato la donna da una costola dell’uomo, per donarle poi il potere di portare dentro di sé la vita? Chi ha intrapreso il percorso del paganesimo, chi ha sentito l’esigenza di mettersi “alla ricerca”, sa di cosa parlo.
Perfino nel Cristianesimo, le donne da secoli nelle loro preghiere si rivolgono prevalentemente a Maria, madre di Cristo, rispetto a Gesù e a Dio stesso.
Questa piccola premessa perché?
Durante la mia ricerca, ho pensato spesso alle donne vissute nel Medioevo e durante il periodo dell’Inquisizione… forse anche loro sentivano l’esigenza di venerare una figura femminile… una Dea che le potesse capire, che ridesse loro il rispetto e il potere che avevano perduto.
E forse pregavano Maria, e forse quella che viene chiamata “magia” in realtà era soltanto la conoscenza delle erbe, o un tentativo di controllare quei momenti della vita in cui ogni decisione era loro negata dagli uomini… credo che le donne nei secoli abbiano sempre cercato di ridiventare soltanto donne.
Al di là di questo, non posso sapere con assoluta certezza se effettivamente il culto della Dea sia sopravvissuto intatto attraverso i secoli, ma è certo che molti usi delle antiche religioni sono giunti fino a noi. Tanto per fare un esempio, soprattutto nel Sud Italia, ci sono molte pratiche “scaramantiche”, “divinatorie”, “magiche” che fanno appello a Santi Cristiani… pensate un po’! A me sembrano solo pratiche pagane “legalizzate".
E tutta questa pappardella era la premessa nr. 1
La premessa nr. 2 consiste semplicemente nel dirvi di prendere quello che scriverò con le pinze.
Questo per il semplice fatto che, non essendo io una cosiddetta strega ereditaria (e se lo sono di certo nessuno me ne ha mai messo al corrente) tutte le informazioni che scriverò qui sono tratte da libri o da testimonianze dirette (interviste con alcune vecchiette vicine di casa e colleghe di lavoro che mi hanno riferito le usanze delle loro nonne). Detto questo, cominciamo!
La prima cosa che posso dire sulla stregoneria veneta, è che nel territorio della Repubblica Serenissima, la repressione contro le donne accusate di essere delle streghe fu certamente meno incisiva rispetto ad altre regioni d'Italia e d'Europa. Questo perché, politicamente parlando, Venezia era schierata contro il Papato.
Ragazzi, rendiamoci conto: stiamo parlando di potenza navale che, in barba al divieto imposto dal Papa di commerciare con i turchi musulmani infedeli, se ne andava a zonzo per il Mar Nero (assieme a Genova, tra l'altro) a prendere schiavi biondi da portare in Egitto. Stiamo parlando di una città di mercanti che, per aggirare questi divieti, riempivano fino all'orlo le navi di padelle che, una volta arrivate in Africa, venivano allegramente convertite in armi dagli arabi, che ringraziavano.
Capite bene quindi che, anche se l'Inquisizione raggiunse Venezia, i suoi effetti rimasero molto più contenuti, alias che la maggior parte delle torture in voga in Europa non furono applicate, e che le detenute spesso venivano rilasciate, anche se recidive!
Questo anche perché le streghe venete venivano viste più come fattucchiere benevole o al massimo contadine un po' imbroglione, ognuna con il suo campo di specializzazione: aggiustaossi, cartomanti, 'strologhe, tutt'al più esperte in qualche filtro d'amore...
Ad un primo impatto sembra quindi che nel veneziano avere a che fare con una strega fosse cosa comune o quasi, e che fosse considerata in realtà alla stregua di una guaritrice/indovina abbastanza innocua.
Tuttavia sembra che anche l'aspetto religioso di queste pratiche sopravvisse nel tempo... più nelle campagne e nelle zone montane che nell'ambiente cittadino.
Come già detto prima, non si può essere certi che ci sia stata una continuità temporale dagli antichi fino ai giorni nostri, ma certi fatti fanno salire il dubbio.
Ad esempio alcuni racconti riguardo i famosi raduni delle streghe sul monte Paderno o al passo del Tonale.



Riporto un paragrafo del libro "Le streghe" di Vanna de Angelis, molto interessante in proposito:

Una strega di nome Onesta, arrestata e processata nel 1518, confessò di essersi recata al Sabba sul Tonale a cavallo di una capra, e di avere il Diavolo per amante. Andava al Tonale due volte la settimana: imparò dal Diavolo a scatenare tempeste, ma si rifiutò di rivelare il segreto del maleficio.
Furono bruciate 80 streghe, ma pare che il Tonale continuasse ad attirare i frequentatori: pare che il sabba fosse una festa favolosa e le prestazioni dei diavoli straordinarie. Insomma, come dichiarò una delle condannate "Il Tonale per noi è il Paradiso"

... Alla faccia!
Insomma, sembra che i luoghi stregoneschi attirassero molti libertini, se vogliamo pensare in modo razionale... guardando la medaglia da un punto di vista religioso, tutti i riferimenti alle capre e le orge fanno pensare al culto Dionisiaco. 
Non dobbiamo dimenticare che tutti i culti antichi sono rimasti vivi per molto tempo, almeno fino all'undicesimo secolo. Non sarebbe del tutto una sorpresa quindi se alcuni di questi culti fossero arrivati fino a noi per vie traverse.

Come nel Sud Italia, anche in Veneto il Noce era l'albero delle streghe per eccellenza, i cui incontri si tenevano di norma il giovedì e il sabato.
Il lascito alle giovani streghe, eredi della tradizione familiare, si compiva per tradizione la notte di Natale, nella quale la nonna o la madre trasmetteva simbolicamente tutto il suo sapere alla figlia o nipote.
Non so come si svolgesse questo rito, tuttavia sono venuta a sapere delle cose piuttosto interessanti riguardo altre pratiche sopravvissute fino ai giorni nostri...
La notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre, le mamme delle nostre nonne spesso si dedicavano alla cura dei defunti... con delle foto in mano dei loro cari scomparsi, accendevano candele e pregavano, ungendo le piccole "icone" con dell'olio profumato... nulla che vi ricordi in qualche modo la festa di Samhain?
Oppure, ricordate quando le nostre nonne, la notte tra il 28 e il 29 giugno, preparavano una brocca piena d'acqua per metà e ci versavano l'albume dentro, sperando al mattino di trovare la "Barca di San Pietro?"
Ecco... questo rito apparteneva alle credenze dei popoli antichi, ai nostri antenati, che nei giorni vicini al Solstizio d'Estate usavano questo sistema per trarre responsi divinatori e conoscere il proprio futuro in amore.
Altre pratiche magiche parecchio interessanti riguardano la cenere. 
Le nostre nonne credevano che le streghe si "attaccassero" agli abiti... per questo stavano molto attente quando stendevano il bucato!!!



Proteggevano la famiglia lavando i tessuti con la cenere... che oltretutto sembra abbia un potere sbiancante che al confronto il Dash impallidisce. Quindi la cenere (simbolo del focolare domestico e quindi sostanza impregnata dell' "essenza" di una famiglia) serviva a proteggere i propri cari da eventuali fatture.
Il focolare ha rappresentato quindi per molte streghe, e quelle venete non fanno eccezione, il fulcro magico e sociale dell'intera famiglia. Era luogo di creazione, di trasformazione... ogni donna era quasi un'alchimista.
Nel focolare c'era l'unione e la trasformazione dei 4 elementi.
Il fuoco acceso sotto la pentola, la terra presente nella struttura stessa del focolare, l'acqua all'interno del calderone, e i vapori aerei che s'involavano tramite il camino... la cenere che restava nel focolare era quindi pregna di un'energia particolarissima e potente, che rappresentava allo stesso tempo la famiglia, gli antenati, la fortuna, la ricchezza... era usata per guarire e pulire e bandire le energie negative.



Io credo che un po' di quest'antica sapienza ci sia stata trasmessa nel sangue dalle nostre antenate, consapevolmente o meno... non ne saremo mai certi, questo no, ma leggendo e studiando non posso fare a meno di crederlo possibile.
E voi? La fede e la magia nascono da piccole cose... se impariamo a portarle nella nostra vita, forse recupereremo molta di questa saggezza addormentata in noi.

Buona settimana e a presto!

Informazioni storiche prese da:
Le streghe - Vanna de Angelis
Informazioni riguardo la cenere prese da:
Magia fra Cenere e Carbone - Antica stregoneria (ebook disponibile online, molto bello e interessante)




[1] Tradizione Avaloniana e Wicca Dianica sono due correnti neo pagane che si basano esclusivamente sull'adorazione della Dea Madre e che tratterò prossimamente.

venerdì 3 luglio 2015

Il licantropo

Sui licantropi se ne sono dette di ogni. Così come sui vampiri. Quindi, questo post e il prossimo che farò sulle creature mitologiche serviranno a rimettere un pochino in ordine le idee.

Dicevamo, il licantropo. Il termine viene dal greco, e significa “uomo lupo”. Ma, sebbene anche in Grecia si parlasse di licantropi, in realtà il mito è molto più antico. Basti pensare alla mitologia nordica. L’esempio più famoso di licantropo dell’antichità è Fenrir, figlio malvagio di Loki (non che Loki fosse uno stinco di santo!).

Le origini della licantropia (intesa come trasformazione in lupo e non malattia mentale) si perdono nelle nebbie del passato, quando l’uomo aveva cominciato ad allevare gli animali, invece di cacciarli. E chi ne pagò le conseguenze? Il lupo, visto come una minaccia dagli abitanti dei villaggi per i loro greggi. Non so come sia nata effettivamente l’idea di un uomo che si trasforma in lupo, a dirla tutta, ma è comprensibile il perché di quell’animale specifico e non di altri.

Si parla spesso di uomo lupo e licantropo come se fossero un’unica creatura. In realtà questi due termini, con il tempo, hanno finito col significare cose leggermente differenti.

L’uomo lupo è un uomo che prende parecchie caratteristiche da lupo, ma ha una forma più umana che lupesca. Non è un caso che, effettivamente, l’uomo lupo arrivi ad assomigliare ad un uomo con l’ipertricosi (crescita di folta peluria in zone dove solitamente non ce n’è, per esempio intorno agli occhi e sulla fronte)

Solitamente, invece, il licantropo ha la forma più tipica del lupo, anche se è molto più grosso e deforme.

Del lupo mannaro si dicono molte cose. Si sa, per esempio, che la trasformazione avviene nelle notti di luna piena. Ma è davvero così?

In realtà, non c’è nessun testo che faccia riferimento specificamente alla trasformazione di un uomo in lupo durante la luna piena. Non prima del Milleottocento, almeno, quando cominciarono a fiorire storie di tipo horror-gotico i cui contenuti si rifacevano ad antichi riti nordici in cui la luna piena aveva (e ha tuttora) un’importanza fondamentale. Si è cominciato a prendere per vero questo fatto dopo il film “L’uomo lupo” del 1941. Ho visto questo film quando ero piccola, non avrò avuto più di cinque anni. Mi ha fatto venire il latte alle ginocchia, al punto tale che per anni ho avuto il terrore dei lupi mannari, pur sapendo che, in realtà, non esistono! Per vent’anni mi sono rifiutata di rivederlo, fino a quando non ho preso il coraggio a quattro mani e me lo sono riguardato. Non è niente male, a dirla tutta! Capisco pienamente perché è una pietra miliare del cinema horror! Nonostante gli effetti speciali scarsi, rende bene l’ansia e la paura di Larry Talbot e dei suoi compaesani!

Tornando a noi, sapevate che, in realtà, la storia dell’argento che uccide i licantropi è una balla stratosferica? È stato proprio il film sopracitato a diffondere questa credenza, anche se, in realtà, non c’è nessuna fonte antica che citi l’argento come sistema di uccisione di un licantropo. Definiamola una sorta di inquinamento della tradizione. Infatti l’argento uccide i vampiri, spesso legati ai licantropi in quanto amici degli animali notturni. Per i licantropi si sono sempre usati altri sistemi, come l’impiccagione o il fuoco. In alcuni casi, il lupo mannaro veniva decapitato per evitare che si trasformasse in vampiro. In altri, invece, bastava ferirlo e fare uscire una quantità di sangue malato sufficiente a far passare la maledizione.

Anche la storia del contagio tramite morso è completamente campata per aria. L’unico sistema valido per diventare un licantropo è la magia nera, tramite maledizione imposta da esterni o patto col diavolo. Si può leggere un esempio al riguardo in un racconto di Alexandre Dumas figlio, “Il signore dei lupi”. Non male come racconto, se devo dirla tutta. Pone in evidenza tutte le conseguenze di un patto col diavolo e del desiderare cose che, forse, non sono poi così in sintonia con noi e la nostra natura (in realtà, nel libro si parla di volontà divina, ma credo che, a conti fatti, parlare della volontà divina e parlare della nostra natura più profonda sia la stessa cosa). Inoltre, “il signore dei lupi” mette inquietudine, senza essere eccessivamente pauroso. E cattura. Santo cielo, se cattura! Magari a qualcuno piacciono gli horror più forti, dello stile di Stephen King (eccomi!), o Richard Matheson, o Shirley Jackson, ma state pur sicuri che, leggendo “Il signore dei lupi”, rimarrete incollati alle pagine e vorrete assolutamente sapere che fine fa Thibault. Lo odierete con tutta l’anima. Lo insulterete. E poi, quando realizzerà cosa ha combinato, proverete pena per lui. E così via fino al finale.

Chiusa la parentesi letteraria.

Da quello che ho potuto vedere, non ci sono sistemi per difendersi da un licantropo. Se ve lo trovate davanti durante una notte di luna piena (alla fine, diamo per buona la storia della luna piena, per complicarci meno la vita), dovete, in pratica, pregare che non vi veda. Se vi vede, scappate. Anche se non vi servirà. Certo che, anche voi, che cavolo ci fate in giro di notte, con la luna piena alta nel cielo? Ditelo, che ve la andate a cercare!

Comunque, non preoccupatevi, non siete totalmente, completamente e innegabilmente senza speranza. Se quello che avete davanti è un lupo mannaro siciliano, avete un sistema infallibile per salvarvi la vita: le scale. A quanto pare, il lupo mannaro siciliano non è in grado di salire le scale. Il che mi fa abbastanza ridere, a essere sincera! Questo non salverà la persona sotto la bestia dalla sua maledizione, né la ucciderà, ma almeno voi avrete salvato la pelle! Certo, dovete avere la fortuna che il lupo mannaro sia siciliano e che non sia in grado di usare gli ascensori, il che riduce la speranza di salvarvi a un filo, ma se non altro è già qualcosa!

Oppure, entrate in una chiesa. Nessun testo dice che il lupo mannaro non può entrare in chiesa, ma, se si tratta di una trasformazione dovuta a un patto col diavolo, mi sembra la soluzione più logica.

Cercate solo di non fare come Hagrid (per i babbani: leggete “Harry Potter e la camera dei segreti” per capire la citazione): allevare cuccioli di licantropo sotto il letto non è esattamente un’idea brillante!