giovedì 22 gennaio 2015

Fantasmi nel padovano - parte 2

Ed eccoci ad un altro appuntamento con le storie di fantasmi. Sperando che non sia l’ultimo, almeno in quest’ambito! Padova è una città molto antica, e mi sembrerebbe molto strano se saltasse fuori che non ci sono altri fantasmi che gironzolano qui e là! Purtroppo al momento non ne ho trovati altri, se non i più famosi: quello di Lucrezia e Tommaso Obizzi, di cui ho parlato qui, e i tre fantasmi del castello di Monselice.

Non preoccupatevi, comunque, sono certa del fatto che il materiale su Padova è ben più abbondante. Datemi un po’ di tempo, e vedrete che qualcosa troverò da raccontarvi. Il problema di Padova è che si è cominciato da troppo poco tempo a valorizzarla come meriterebbe.

Ma torniamo allo scopo di questo post.

Il castello di Monselice, detto anche Castel Cini, è un castello costruito tra i secoli XII e XIV e usato come residenza dai Da Carrara. Nel corso dei secoli passò da un proprietario ad un altro, fino al 1981, quando la sua proprietà passò alla regione Veneto. Potete leggere qui qualche accenno storico, se vi va.

Il castello è tuttora visitabile, se volete farci una visita ecco a voi il sito per verificare gli orari e i prezzi.

Il consiglio che vi do è lo stesso del castello del Catajo: visitatelo, perché è un posto che merita di essere visto.

Io personalmente l’ho visitato due volte. La prima volta avevo dieci anni, e l’altra è stata poco più di tre anni fa. Sono molto affezionata a questo castello, anche perché è qui che, per la prima volta, ho subìto il fascino di queste fortezze.

Si tratta di una delle strutture storiche più famose di Padova (se si escludono la basilica del Santo e il Palazzo della Ragione). Se avete dato una letta alla pagina di Wikipedia che ho linkato, vedrete che è passata dalla famiglia dei Da Carrara, signori di Padova, a quella di Ezzelino d’Este (o Da Romano, com’è conosciuto ai più). Poi sono arrivati altri proprietari, ma sono particolarmente queste due famiglie a interessarci.

Due fantasmi su tre, infatti, sono legati alla famiglia Da Carrara. Uno di loro è stato identificato con Jacopino Da Carrara, reggente di Padova insieme al nipote Francesco Da Carrara. L’altro fantasma sarebbe la sua compagna Giudita (o Giuditta, che dir si voglia).

La loro storia è un perfetto esempio di crudeltà umana e amore imperituro. È effettivamente dimostrato che tali personaggi sono realmente esistiti. Come già detto, entrambi i signori, in quanto eredi della famiglia dei Carraresi, governavano su Padova. Peccato che Francesco, di punto in bianco, cominciò ad andare in paranoia. Convinto che lo zio stesse tramando per spodestarlo, lo fece arrestare e sbattere in cella. La cella in cui venne rinchiuso pare che esista ancora. Si tratta di un buco profondo nelle fondamenta del castello, senza porte, né finestre, né illuminazione. E qui entra in scena Giudita. La donna, a detta di alcuni, moglie di Jacopino, secondo altri, la sua amante, passò anni a disperare per la sua sorte. Tentò in tutti i modi di vederlo. Pensate quanto lo amava: la prigionia di Jacopino durò ben dodici anni! E, per tutto quel tempo, lei continuò a tentare. Giunta all’estremo, arrivò a corrompere le guardie perché gli permettessero di vederlo. Lo vide solo per una manciata di minuti, prima di essere arrestata lei stessa e sbattuta in carcere a sua volta, dato che, nel frattempo, Francesco Da Carrara si era convinto che la donna fosse una spia al soldo dei veneziani.

Con quella breve visita, i due amanti decretarono la loro condanna a morte. Francesco decise di farli morire entrambi di fame e di sete. Si disse che le urla di Jacopino che chiamavano Giudita, cominciate quando capì la sua sorte, accompagnarono il castello anche dopo la sua dipartita. Alcuni dicono di sentirle tuttora, e sarebbe così che il suo fantasma si manifesta. Altri, invece, sostengono che cammina in giro per le stanze del castello, appoggiato ad un bastone, con incedere lento e triste, mentre cerca la sua Giudita.

Ma non è finita qui. Se mai andrete a visitare il castello, fatevi una bella camminata lungo la strada delle Sette Chiese, proprio vicino al castello. Può darsi che incontrerete Giudita che chiede del suo amato Jacopino. Per un bizzarro e sadico scherzo del destino, lei non sa della sua sorte… pare che sia stata maledetta da Francesco Da Carrara in persona.

Secondo alcune versioni, ella si manifesta solo agli innamorati, e bisogna incoraggiarla ad aspettare il suo uomo, senza però dirle cosa gli è successo. Prima o poi la maledizione si spezzerà e potranno stare insieme per sempre…


Passiamo quindi da una storia in perfetto stile shakespeariano a una degna di Stephen King.

Il secondo fantasma, come vi accennavo prima, riguarda Ezzelino da Romano. Se girate per il castello e vedete il fantasma di una donna piccolina di statura, con i capelli scuri e la pelle molto pallida, con addosso un vestito bianco sporco di sangue… beh, prima chiamatemi, che sono curiosa anch’io di vederla! Dopodiché, volteremo i tacchi insieme per allontanarci senza farci notare.

La storia di quel fantasma è una storia un po’ particolare. Mentre la storia di Giudita e Jacopino è basata su fatti realmente accaduti, questa poggia su basi un po’ meno solide.

Il nome di quella donna è Avalda. Non si hanno notizie certe della sua esistenza. Tuttavia pare che fosse l’amante di Ezzelino III da Romano, detto il Tiranno. Si sa, il simile attira il proprio simile. Si capisce bene che uomo mite e tranquillo sia, uno che viene soprannominato “il Tiranno”!

Bene, la sua amante non era da meno! Sadica e crudele, esperta in veleni e torture, forse addirittura strega e negromante, mentre Ezzelino spargeva sangue e distruzione dove poteva, dalla bassa padovana, alla Lombardia, fino ai monti bellunesi e trentini, lei lo faceva dentro al castello. Pare che si divertisse a sedurre amanti sempre diversi. E quando si stancava, li uccideva. Come, non è ci dato saperlo, si può solo immaginare.

Ma come ho già detto in questo post, prima o poi, quello che fai lo paghi. In bene o in male, ma prima o poi il conto si presenta. E anche Avalda non fu esente da questa dura legge di vita. Ezzelino scoprì le sue malefatte e la fece uccidere da un sicario.

Da allora gira per il castello in cerca di pace. Che dite, con quello che ha combinato, la troverà?

Una cosa che mi ha incuriosito parecchio della storia di Avalda, comunque, è il fatto che la sua storia l'avevo già sentita. Ma non riguardava lei direttamente. Ho notato che spesso si tende a ritrovare la stessa leggenda in più aree. Per esempio, la leggenda di Avalda l'ho ritrovata in una storia trentina, solo che il nome della protagonista della vicenda era Dina, ed era la contessa di Castel Romano. Ma di questo parlerò più avanti...

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