lunedì 19 gennaio 2015

Fantasmi nel Veneziano - Parte 1

Quando lavoravo nell’hotel alle porte di Venezia, di cui ho parlato nel mio primo post, ho dovuto fare diverse ricerche sulla zona. Non è stato particolarmente gravoso, anzi, queste cose mi divertono! Se parliamo poi di trovare leggende e curiosità, vado in brodo di giuggiole! D’altra parte non si capisce che adoro queste cose, vero?

Così, spulcia di qua, leggi di là, ho trovato del materiale davvero interessante! Qui di seguito, troverete un paio di storie, una famosa e l’altra forse un po’ meno, su monumenti e zone che, purtroppo, non ho mai potuto visitare personalmente come vorrei.

La prima parla di Ca’ Dario. E qui mi immagino chi mi conosce da almeno un anno sbuffare. Date la colpa a loro se improvvisamente si alzerà il vento.

È, in effetti, una leggenda che mi è rimasta profondamente impressa, tanto che ne ho parlato fino alla nausea!

Più che di una leggenda, però, si tratta di un mistero. E non l’ho scoperto lavorando per l’hotel, a ben pensarci, anche se l’ho rispolverato per bene in quelle ricerche. Me ne aveva parlato mia zia una volta in cui ero andata a Venezia con lei e mio cugino per fare una passeggiata. Saranno passati circa vent’anni, non ne avrò avuti più di sette o otto, e di quella passeggiata non ricordo praticamente niente, se non, appunto, questa leggenda.

Cà Dario è una residenza che si affaccia sul Canal Grande. Da fuori, è molto bella da vedere, un esempio di architettura rinascimentale che gli esperti sicuramente apprezzerebbero.

È stata costruita nel 1479 per ordine di Giovanni Dario, un ricco mercante veneziano di origini dalmate, come dote per il matrimonio della figlia Marietta con un altro mercante veneziano di nome Vincenzo Barbaro. Dal momento in cui la donna prese posto nell’edificio, alla morte del padre, cominciarono i guai. Il marito Vincenzo cadde in disgrazia, così Marietta si suicidò. Il palazzo andò di conseguenza al vedovo, il quale venne accoltellato. Venne ereditato quindi dal loro figlio Giacomo che, sorpresa sorpresa, morì in un agguato a Creta. Il palazzo passò di padre in figlio, fino al XIX secolo, quando Alessandro Barbaro lo vendette ad un ricco mercante armeno. Indovinate un po’? Il mercante fece bancarotta poco dopo!

Un altro paio di proprietari fallirono e furono costretti a rivenderla, e andiamo avanti così fino ai giorni nostri. Nel dopoguerra venne acquistata da un milionario americano, tale Charles Briggs. Fu costretto a scappare da Venezia a causa di voci insistenti sulla sua presunta omosessualità.

La villa, quindi, rimase senza proprietari fino al 1964. Quell’anno, il tenore Mario Del Monaco avviò le trattative per acquistarla. Desistette a seguito di un grave incidente.

Qualche anno dopo, venne acquistata da un conte torinese, ucciso all’interno del palazzo nel 1970 dal suo amante. Il quale, va detto, scappò a Londra, dove venne assassinato.

Poi fu la volta di Christopher “Kit” Lambert, manager del gruppo “The Who”. La acquistò, innamoratosi dell’aria romantica emanata dalla villa, dichiarando di non credere alla sinistra fama dell’edificio. Ma, disse in seguito, per un periodo dormì nel chiosco dei gondolieri lì vicino, per scampare ai “fantasmi della villa che lo perseguitavano”. Nel 1974 ebbe un tracollo personale e finanziario.

Venne venduta ad un uomo d’affari veneziano, che vi si trasferì con la sorella. La sorella morì in un incidente misterioso e mai chiarito, mentre lui fu coinvolto in un crack finanziario e arrestato per aver picchiato una modella.

Si arriva alla fine degli anni Ottanta. Un finanziere, Raul Gardini, posò le mani su quella villa. E nel 1993 venne coinvolto nello scandalo di Tangentopoli. Si suicidò nella sua villa di Milano. Anche se alcuni non sono così convinti che si sia trattato di suicidio, ma noi ci fidiamo del perito settore. La vicenda è già abbastanza sconcertante di suo, senza aggiungere ulteriori fronzoli!

Pare che persino Woody Allen fosse molto interessato alla villa, ma decise di non acquistarla, probabilmente a seguito della brutta nomea sviluppata, sia dall’edificio che da lui stesso (si era negli anni in cui venne accusato di molestie sessuali).

Infatti, fino al 2006, nessuno osò acquistare Ca’ Dario, anche se comunque venne occupata, una volta.

Correva l’anno 2002. Toccò a John Entwistle, bassista degli “Who” a rimanere affascinato dalla villa. Giusto perché, dopo Kit Lambert, la band non ne aveva abbastanza di gente colpita da villa Dario. Lui la prese in affitto, comunque. (Da chi, non è dato saperlo. Insomma, come si fa ad affittare una casa senza proprietario? Se qualcuno potesse soddisfare questa mia curiosità, gliene sarei grata!). Non che gli sia servito a granché, limitarsi all’affitto. Dopo una settimana morì di infarto.

Nel 2006, la proprietà passò a una società americana per conto di ignoti. Attualmente la villa è sotto restauro. So che qualche volta l’hanno aperta per consentirne la visita, ma personalmente ho sempre mancato l’appuntamento per un pelo. Una volta mi è capitato di scoprirlo due giorni dopo il giorno dell’apertura al pubblico! Ma a giudicare dalle foto viste in questo sito deve essere qualcosa di spettacolare.

Come può una villa portare così tanta sfortuna? Alcuni hanno avanzato la classica ipotesi del “è stata costruita su un cimitero”. In questo caso, dicono addirittura templare. Altri hanno dedotto che risente della sfortuna respinta dall’amuleto della villa a fianco. Mi spiego meglio: sulla villa a fianco, proprio sulla porta, pare ci sia un amuleto che respinge la sfortuna. E questa, trovando questo ostacolo, si riversa su Ca’ Dario come una cascata d’acqua che incontra una roccia…

Posso dirlo? Quasi quasi mi metto lo stesso amuleto sulla porta di casa mia!

E questa è una delle due leggende. La leggenda di Ca' Dario, la villa maledetta!

L'altra leggenda riguarda un'isola veneziana infestata da fantasmi: Poveglia.

Da quello che so, quell'isola non è raggiungibile da mezzi pubblici. Di fatto, è un'isola abbandonata, anche se diversi enti stanno premendo per il suo recupero.

La storia di Poveglia è piuttosto lunga da descrivere, ma il post è già abbastanza lungo, quindi lascerò perdere, almeno per ora. Anche se è un peccato, perché è molto interessante. Quello che ci serve sapere, ai fini di questo post, è che si trova in un punto alquanto isolato rispetto alla città. Il che l'ha resa oggetto di interesse per diversi motivi, sia buoni, che cattivi. È servita come avamposto militare in diverse guerre. Ma anche come lazzaretto, durante l'epidemia di peste che colpì la Serenissima nel 1700. Ed è proprio qui che la storia inizia ad attirare sul serio la nostra attenzione. L'isola venne messa in quarantena e utilizzata per bruciare i cadaveri delle persone colpite dalla peste. Ma, purtroppo, non erano solo cadaveri, quelli che bruciavano. Alcuni vennero arsi vivi. E altri malati vennero comunque lasciati lì a morire. Furono talmente tante, le persone che trovarono la loro fine in quel posto, che tuttora, scavando, si trovano scheletri su scheletri. A seguito di quel periodo sfortunato, l'isola venne abbandonata. E, logicamente, fiorirono le leggende.

Nel 1922, comunque, ritornò ad essere abitata. Venne costruito un edificio che, almeno ufficialmente, fu utilizzato come geriatrico. Alcune testimonianze, tuttavia, riportano che in realtà quell'istituto era, malauguratamente, una clinica psichiatrica.

All'epoca, i metodi di cura dei malati mentali non erano “dolci” come lo sono oggi. Possiamo essere favorevoli o contrari agli psicofarmaci, ma nessuno negherà che sono senz'altro meglio di una lobotomia vecchio stampo! Soprattutto se a farla è un dottore estremamente crudele, amante di esperimenti sulla pelle di poveri pazienti indifesi. Si dice anche che tale dottore amasse particolarmente aprire crani ed estirpare parti di materia cerebrale. Sì, lo so, in fondo era così che funzionava una lobotomia, ma credo che, da quel pochissimo che so, negli anni Venti la tecnica si fosse un po' affinata. Non che a questo dottore importasse, dopotutto.

Perché è importante sapere di questo manicomio?

Perché dal momento della sua apertura diversi pazienti lamentarono voci e presenze vaganti per le stanze. Erano tormentati dagli spiriti dei poveretti morti di peste in quello stesso posto.

Naturalmente, si parla di circa cent'anni fa: già i diritti dei pazienti venivano calpestati senza troppi complimenti a prescindere dalla malattia. In più, chi si lamentava era una sfilza di pazienti malati mentalmente. Vennero forse creduti, quindi? No, direi proprio di no. Anzi, diedero la scusa al sadico medico di aumentare il numero di esperimenti su quella povera gente. La situazione non migliorò per niente.

Ma, si sa, alla fine tutti i nodi vengono al pettine. Per quanto parecchi facciano fatica a crederlo, le nostre malefatte le paghiamo. E certe volte le paghiamo care e salate. E questa sorte toccò anche a quel “simpaticone” del dottore. Cominciò a percepire anche lui la presenza di spiriti ed entità. I malati di peste e i pazienti morti “grazie” alle sue “cure” cominciarono a perseguitarlo. Fino a che, salute a noi, salì sulla torre del manicomio e si buttò di sotto. Secondo alcuni, comunque, non morì per l'impatto con il suolo. Pare che, mentre era steso a terra, agonizzante, una nebbiolina sia emersa dal terreno. Questa nebbiolina l'avvolse e lo soffocò, per poi ritornare da dove era venuta.

Il manicomio venne abbattuto nel 1946, ma pare che ci sia ancora qualche presenza in quell'isola sconsacrata, presenza testimoniata dai pochi coraggiosi che l'hanno raggiunta e visitata. Tanti hanno sostenuto che non è semplice il solo fatto di restare lì, pare che l'aria sia molto pesante...

Ed ecco a voi anche la seconda leggenda!

Spero che abbiate gradito questo post così lungo, così come spero che vogliate seguirmi presso i meandri della Serenissima, in cerca di altri misteri...

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